martedì 26 aprile 2011

Al referendum, DUE SÌ...

...Un Sì per l'acqua pubblica e uno per reastaurare il regime sovietico.

Stanco di sentirne tante e di vederne ancora di più, mi accingo a scrivere questo post, così per chiarire un po la mia posizione e fare qualche considerazione personale...

andiamo per gradi: 
  1.  Attualmente come funziona? Funziona che il ciclo integrato dell'acqua, dalla fonte al depuratore è in capo alla gestione comunale. Il comune di "tasca sua" paga e gestisce questo servizio.
  2. Cosa cambierà se il referendum fallirà? Nulla. Il decreto Ronchi non prevede certo che l’acqua diventi privata, quello che è in discussione è il servizio di trasporto dell’acqua dalla sorgente al rubinetto e dal rubinetto al depuratore. Tutto qui. Certo, chi non è d'accordo, il fronte del Sì, quindi, il vuole che tutto ciò sia fatto dello Stato, tornando  ad una gestione sovietica del servizio. Ovviamente un servizio che ha dei costi, stimati per l'esattezza in 60 Miliardi di €, mi spiego meglio... 60.000.000.000 di € (così rendo meglio l'idea ;-) ) soldini che dovrebbero sborsare i comuni per ammodernare gli acquedotti e tutto il sistema di distribuzione, soldini che i comuni chiedono ai cittadini. Che siamo noi!
  3. Con la "privatizzazione" del servizio idrico, da gestione "statalizzata" diventerebbe "commerciale" ovvero che sottostà alle regole del libero mercato, quindi assisteremo ad una liberalizzazione. In Italia la libera concorrenza sul fronte dell’elettricità e della telefonia ha dato grandi risultati, non capisco perchè con  la gestione dell'acqua non può essere così... 
  4. Forse, non si dice molto ingiro..., non lo sappiamo che metà dell'acqua viene persa a causa di condutture rotte, scarichi abusivi, situazioni a cui i comuni non mettono mai mano... e manco mai la metteranno... « costra troppo! » dicono, Grazie al cazzo, come diceva Lord Bayron, costa troppo però sono pronti a lanciare anatemi verso gli ATO che alzano i prezzi della bolletta.
  5. Ultima questione, mai nessuno si è chiesto come un comune piccolo possa sostenere le spese di gestione del sistema idrico integrato? Qualche comune se l'è chiesto... e sono nate le comunità montane, qualcuno reclama di volere le comunità della bassa, GUAI PERÒ A PARLARE DI AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI... quelli no, mai!


Ecco, ITE MISSA EST. SPERO DI ESSERMI STATO CHIARO!!!

ASPETTO COMMENTI E PROVOCAZIONI!


Buon referendum!

3 commenti:

  1. Non conosco con precisione il testo dei referendum, dato che non potrò votare.
    2) che i soldi li chieda lo stato o pinco pallino cambia che lo stato non ha bisogno di fare utile, pinco pallino sì
    3) sulla telefonia l'italia è da manicomio: se qualcuno non fosse andato da non ricordo quale organismo europeo, staremmo ancora pagando i "costi di ricarica" per il cellulare. C'è gente nella pianura padana SENZA ADSL quando è una delle zone più popolate sul pianeta. Se la SIP faceva cagare, la Telecom fa altrettanto. Il mercato è inesistente dato che la rete è una ed è di un solo proprietario (telecom, appunto) che è obbligato per legge ad affittarla a prezzi calmierati agli altri operatori. Non mi paiono grandi risultati.
    4) come sopra: i privati hanno dato ad alcuni cittadini servizi di telefonia di prim'ordine, lasciandone altri nel medioevo; potrebbe benissimo succedere lo stesso, con gli ATO che sistemano certi comuni e ne abbandonano altri, magari alzando i prezzi di tutti
    5) le comunità montane non sono spa con l'obbligo di fare profitto (a proposito, esco dal seminato perché credo fortemente che bisognerebbe mettere un limite MINIMO agli abitanti di un comune: non ha senso avere un municipio, una giunta, un consiglio etc., per quanto in versione ridotta, che lavorino per 500 misere persone)

    INFINE come forse sono riuscito a far capire, credo che cambierebbe poco con la privatizzazione del servizio idrico: forse qualcuno otterrà un servizio migliore, forse qualche spreco sarà eliminato, sicuramente tutti pagheranno qualcosina in più che finirà nelle tasche di pinco pallino.

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  2. VERISSIMO TUTTO QUELLO CHE HAI DETTO... però rimanendo sul discorso degli investimenti...

    Se i soldi "sparsi" dalla cassa risparmio e crediti vengono erogati ai comuni per ammodernare gli acquedotti, quasti soldi entrano in spesa corrente e quindi soggetti a patto di stabilità, se vanno ai privati no... magari c'è qualche speranza in più che si faccia qualcosa... Dimenticavo di dire che sarà istituita un autority sui prezzi del servizio...

    ATTENZIONE... Non si parla di acqua privatizzata... leggiamo bene l'articolo 23bis del decreto Ronchi... si parla di gestione della rete idrica, ( dei tubi per intenderci)...

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  3. Scusate il ritardo, ma vorrei postarvi ugualmente qualche osservazione personale...
    1.Non vedo nell'intervento dei privati un demone (basta per non essere ritenuto comunista?), perché esistono modalità efficienti di collaborazione fra amministrazione pubblica e soggetti privati (vedi il project financing). Ritengo invece una scelta irrispettosa e ottusa OBBLIGARE TUTTE le pubbliche amministrazioni a cedere almeno il 40% delle quote delle società che gestiscono i servizi pubblici (in questo caso la rete idrica)
    entro una determinata data di scadenza.
    2.Non sono convinto del fatto che si possa raggiungere un mercato libero per questi beni. Ritengo più probabile che si possa instaurare un mercato in regime di oligopolio (con tutti i limiti ed i rischi che ne possono derivare).
    3.E' vero che la legge non parla di passaggio di proprietà dell'acqua, ma delle reti e delle infrastrutture, tuttavia cerchiamo di essere un pochino "elastici" e di non essere ancorati alle mere definizioni:
    --->A2A non è amministrata da Babbo Natale
    --->GDF Suez non è di proprietà di Gesù Bambino
    --->Nestlè non ha come socio di maggioranza la Fata Turchina.
    L'ingresso in questo mercato da parte di grandi aziende quotate in borsa o multinazionali può veramente portare benefici ai cittadini? Se sì, con quali costi aggiuntivi?

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